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Frequently Asked Questions:
le risposte che cercavi

Domande frequenti
Tutto ciò che è utile sapere

In questa sezione trovi risposte immediate e dettagliate alle domande più frequenti in materia di sicurezza sul lavoro, con una panoramica sulle normative vigenti e sui contenuti dei corsi di formazione. 

Per ulteriori chiarimenti, il nostro team è sempre a tua disposizione: non esitare a contattarci per ottenere un supporto personalizzato e una consulenza mirata per le tue esigenze.

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Documento di Valutazione dei Rischi (DVR)
Primo soccorso e prevenzione incendi

Il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) è un documento obbligatorio per tutte le aziende con almeno un dipendente, che ha lo scopo di identificare, valutare e classificare tutti i rischi presenti nei luoghi di lavoro, come richiesto dal D.Lgs. 81/08. 
Oltre a mappare le possibili minacce alla sicurezza dei lavoratori, il DVR definisce anche le misure preventive e protettive che l’azienda deve adottare per ridurre o eliminare i rischi identificati. Esso deve essere aggiornato in caso di cambiamenti significativi nei processi produttivi o nella struttura organizzativa dell’azienda che potrebbero introdurre nuovi rischi o modificare quelli esistenti
La redazione del DVR è un compito del datore di lavoro, ma avviene in stretta collaborazione con il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) e, se previsto, con il Medico Competente. La mancata stesura del DVR espone l'azienda a sanzioni amministrative e penali, oltre a mettere a rischio la salute dei propri dipendenti.

L'obbligo di redigere il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) è stabilito dal Decreto Legislativo 81/2008 e si applica a tutte le aziende con almeno un lavoratore dipendente, indipendentemente dalle loro dimensioni o dal settore di attività.

Il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) è uno strumento dinamico che deve essere costantemente monitorato e aggiornato per riflettere i cambiamenti che avvengono nell'ambiente di lavoro. L'aggiornamento del DVR è obbligatorio ogni volta che si verificano modifiche significative che possono incidere sulla salute e la sicurezza dei lavoratori.
Ecco alcuni esempi di situazioni che richiedono un aggiornamento del DVR:

  • Modifiche organizzative: introduzione di nuove mansioni, riorganizzazione dei reparti, variazioni del numero di dipendenti.
  • Modifiche tecnologiche: introduzione di nuovi macchinari, attrezzature o sostanze chimiche, modifiche ai processi produttivi.
  • Modifiche normative: entrata in vigore di nuove leggi o regolamenti in materia di sicurezza sul lavoro.
  • Eventi infortunistici: infortuni significativi che evidenziano la necessità di rivedere le misure di prevenzione.
  • Risultati della sorveglianza sanitaria: se i risultati della sorveglianza sanitaria evidenziano rischi per la salute dei lavoratori.

È importante sottolineare che non esiste un intervallo di tempo fisso per l'aggiornamento del DVR: la frequenza degli aggiornamenti dipende dalla specificità dell'attività svolta e dalla dinamica dell'organizzazione aziendale. Tuttavia, è buona pratica effettuare verifiche periodiche del DVR per accertarsi che sia sempre aggiornato e efficace.

Il corso di primo soccorso aziendale è una formazione obbligatoria per i lavoratori designati a gestire le emergenze mediche sul luogo di lavoro, come previsto dal D.Lgs. 81/08. Questo corso, della durata di 16 ore per le aziende a rischio più elevato (gruppo A) e di 12 ore per le altre (gruppi B e C), fornisce le competenze necessarie per gestire le situazioni di emergenza più comuni.
Il corso include sessioni teoriche e pratiche da svolgere obbligatoriamente in presenza, e riguarda tecniche fondamentali di primo soccorso, come la rianimazione cardiopolmonare (RCP), l’utilizzo del defibrillatore semiautomatico esterno (DAE) o la gestione di ferite e traumi.
Al termine del corso, viene rilasciato un attestato di partecipazione che certifica l'acquisizione delle competenze necessarie. 

La normativa vigente (D.Lgs. 81/2008) non specifica un numero minimo di addetti al primo soccorso. Questo perché il numero di addetti necessario dipende da una valutazione attenta delle caratteristiche specifiche di ciascuna azienda e prende in considerazione diversi fattori, tra cui: dimensioni dell'azienda, tipologia di attività, numero di lavoratori e organizzazione del lavoro.
La legge stabilisce che dev'essere sempre presente almeno un addetto formato al primo soccorso sul luogo di lavoro, in modo da poter intervenire tempestivamente in caso di emergenza.
Il numero esatto di addetti da formare al primo soccorso deve essere valutato dal datore di lavoro in collaborazione con il medico competente e, se presente, il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP).

Per determinare con precisione a quale categoria (A, B o C) appartiene la tua azienda, è necessario effettuare una valutazione dettagliata che deve tenere conto di diversi fattori, tra cui: settore di attività, numero di lavoratori e dimensione dell’azienda, tipologia di rischi presenti, indice di infortunistica.
Perché è importante conoscere la categoria di appartenenza?
La classificazione in una delle tre categorie ha importanti implicazioni per la formazione al primo soccorso, come la durata ed i contenuti del corso o il numero di addetti da formare.
Come procedere:

  • consulta il Decreto Legislativo 81/2008: il decreto fornisce una classificazione dettagliata delle attività economiche e dei relativi rischi.
  • valuta i rischi specifici della tua azienda e confronta i risultati con la classificazione, oppure affidati a noi!
Per mantenere valide e aggiornate le competenze acquisite, gli addetti al primo soccorso sono tenuti a frequentare un corso di aggiornamento ogni 3 anni, così come stabilito dall’art. 3 comma 5 del D.M. 388/03.
Questa periodicità è stata stabilita per garantire che le competenze degli addetti siano sempre aggiornate e in linea con le più recenti linee guida in materia di primo soccorso.
La durata del corso di aggiornamento varia a seconda del gruppo di appartenenza dell'azienda: per le aziende del gruppo A ha una durata minima di 6 ore, per le aziende dei gruppi B e C invece ha una durata minima di 4 ore.
Sì, in determinate circostanze il datore di lavoro può svolgere anche il ruolo di responsabile del primo soccorso e della prevenzione incendi. Generalmente, il datore di lavoro può assumere direttamente questi compiti nelle seguenti situazioni:
  • Aziende di piccole dimensioni: in particolare, aziende artigiane fino a 30 addetti e aziende industriali fino a 30 addetti (escluse alcune attività specifiche).
  • Aziende agricole e zootecniche: fino a 10 addetti.
  • Aziende della pesca: fino a 20 addetti.
Quali sono i requisiti per il datore di lavoro in questo caso?
  • Formazione specifica: il datore di lavoro deve aver seguito corsi di formazione adeguati in materia di primo soccorso e prevenzione incendi.
  • Aggiornamento continuo: è fondamentale che il datore di lavoro si mantenga aggiornato sulle normative e sulle procedure di sicurezza.

Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS)
Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP)

Il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) è una figura centrale nella gestione della sicurezza sul lavoro, eletta direttamente dai lavoratori per rappresentare i loro interessi in ambito di salute e sicurezza. Il suo compito principale è fare da collegamento tra i lavoratori e la dirigenza aziendale, segnalando rischi, carenze e necessità di miglioramento nei luoghi di lavoro e contribuendo attivamente al processo di prevenzione degli infortuni.
Tra le funzioni del RLS rientrano la consultazione con il datore di lavoro o il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) su questioni relative alla sicurezza e la partecipazione alle riunioni periodiche previste dall’art. 35 del D.Lgs. 81/08. Durante queste riunioni, il RLS viene consultato sulle valutazioni dei rischi, le misure adottate per prevenirli e verifica che i lavoratori siano adeguatamente informati e formati sui rischi connessi alle loro mansioni. Inoltre, il RLS accede per consultare i documenti aziendali relativi alla sicurezza e alla salute dei lavoratori, come il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).

Il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) è una figura professionale essenziale all'interno di ogni azienda, indipendentemente dalle dimensioni o dal settore. Viene nominato dal datore di lavoro ed è responsabile del coordinamento e della gestione delle attività di prevenzione e protezione dai rischi presenti sul luogo di lavoro. La sua missione è supportare il datore di lavoro nella tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, operando come consulente tecnico e strategico.

Il RSPP ha un ruolo di supporto strategico per il datore di lavoro e collabora con altre figure chiave, come l’RLS (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza) e il Medico Competente, per sviluppare e implementare piani di prevenzione e protezione dai rischi. La sua missione è migliorare continuamente le condizioni di sicurezza all’interno dell’azienda e contribuire a creare un ambiente lavorativo più sicuro e sano.

I compiti del RSPP sono molteplici e coprono tutti gli aspetti della sicurezza aziendale:

  1. Identificazione e valutazione dei rischi: il RSPP deve individuare tutti i possibili rischi presenti nell'ambiente di lavoro, sia di natura fisica (rumore, vibrazioni, agenti chimici), che di natura psicologica (stress, mobbing). Sulla base di questa analisi, contribuisce alla redazione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), dove vengono descritte le misure preventive e protettive da attuare.
  2. Sviluppo di misure preventive e protettive: il RSPP elabora piani e procedure per ridurre al minimo i rischi individuati. Queste misure possono includere sia azioni tecniche, come l'installazione di dispositivi di sicurezza, sia azioni organizzative, come la definizione di procedure operative sicure.
  3. Formazione e informazione dei lavoratori: uno dei compiti chiave del RSPP è garantire che tutti i dipendenti ricevano una formazione adeguata in tema di sicurezza e salute sul lavoro.
  4. Supervisione e controllo: il RSPP monitora continuamente l’efficacia delle misure adottate e verifica che tutte le attività lavorative si svolgano nel rispetto delle normative di sicurezza. Qualora emergano criticità o nuovi rischi, il RSPP è responsabile di proporre adeguamenti e miglioramenti.
  5. Supporto nella gestione delle emergenze: il RSPP collabora nella definizione e attuazione dei piani di emergenza, occupandosi di procedure come evacuazione, primo soccorso e gestione degli incendi. Il suo compito è assicurarsi che l’azienda sia pronta a gestire ogni tipo di emergenza in modo rapido ed efficace.
  6. Consulenza continua al datore di lavoro: il RSPP offre supporto e consulenza continua al datore di lavoro, tenendolo aggiornato sugli obblighi normativi e sui cambiamenti che possono influire sulla sicurezza aziendale.

La nomina del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) è obbligatoria in tutte le aziende che abbiano almeno un lavoratore, indipendentemente dalle loro dimensioni e dal settore di attività.
Non esistono eccezioni: anche le microimprese con un solo dipendente sono tenute a nominare un RSPP. Questa figura è fondamentale per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori, come previsto dal Decreto Legislativo 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro).

Sì, in determinate circostanze il datore di lavoro può ricoprire anche il ruolo di RSPP. Generalmente, il datore di lavoro può assumere direttamente il ruolo di RSPP nelle seguenti situazioni:

  • Aziende di piccole dimensioni: in particolare, aziende artigiane fino a 30 addetti e aziende industriali fino a 30 addetti (escluse alcune attività specifiche).
  • Aziende agricole e zootecniche: fino a 10 addetti.
  • Aziende della pesca: fino a 20 addetti.

Quali sono i requisiti per il datore di lavoro RSPP?

  • Formazione specifica: il datore di lavoro deve seguire un corso di formazione adeguato, la cui durata varia in base alla classificazione di rischio dell'azienda.
  • Aggiornamento continuo: è fondamentale che il datore di lavoro si mantenga aggiornato sulle normative e sulle novità in materia di sicurezza.

Corsi in evidenza

Piano di Emergenza
Prova di evacuazione

Il Piano di Emergenza è un documento fondamentale che definisce le misure e le procedure da attuare in caso di situazioni di emergenza all’interno dell’azienda. La sua finalità è garantire la sicurezza di tutti i lavoratori e delle persone presenti, riducendo al minimo i rischi derivanti da incendi, terremoti, fughe di gas o altre emergenze.
Il Piano di Emergenza include:

  • Procedure di evacuazione: istruzioni chiare su come lasciare l’edificio in modo sicuro, indicando le vie di fuga, i punti di raccolta e i percorsi di evacuazione.
  • Ruoli e responsabilità: specifica chi è responsabile di gestire l’emergenza, come gli addetti antincendio e primo soccorso, e quali sono i compiti specifici di ciascun ruolo.
  • Punti di raccolta e vie di fuga: indica le aree di sicurezza e i percorsi da seguire per raggiungerle.
  • Misure di prevenzione e protezione: elenca le attrezzature di sicurezza (come estintori, allarmi e uscite di emergenza) e le azioni preventive per ridurre i rischi.
  • Procedure per l’allerta e l’intervento dei soccorsi esterni: descrive come contattare i servizi di emergenza esterni, come vigili del fuoco e pronto soccorso.
Il datore di lavoro è responsabile della redazione del Piano di Emergenza, in collaborazione con il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) e il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS).
La necessità di redigere un Piano di Emergenza dipende da diversi fattori, ma in generale è obbligatorio in situazioni che comportano un rischio significativo per la salute e la sicurezza delle persone.
Alcuni casi in cui il Piano di Emergenza è obbligatorio:
  • Luoghi di lavoro con almeno 10 dipendenti: tutte le aziende che occupano almeno 10 lavoratori sono tenute a redigere un Piano di Emergenza.
  • Luoghi di lavoro aperti al pubblico: locali pubblici come ristoranti, cinema, teatri, ecc. che accolgono un numero elevato di persone devono avere un Piano di Emergenza.
  • Attività soggette a controllo dei Vigili del Fuoco: Aziende che svolgono attività a rischio incendio o esplosione, come industrie chimiche o impianti di produzione, sono tenute a sottostare a controlli più stringenti e quindi a redigere un Piano di Emergenza dettagliato.
  • Edifici pubblici: scuole, ospedali, uffici pubblici, ecc. devono avere un Piano di Emergenza per garantire la sicurezza di utenti e personale in caso di emergenza.
Non esiste una regola precisa e universale sulla frequenza con cui aggiornare il Piano di Emergenza. La necessità di aggiornamento dipende da diversi fattori e dalle specifiche caratteristiche dell'azienda. Tuttavia, il Decreto Legislativo 81/2008 stabilisce che il Piano di Emergenza deve essere aggiornato ogni volta che avvengono cambiamenti significativi all’interno dell'azienda o del luogo di lavoro
Ecco alcuni casi in cui è obbligatorio aggiornare il piano:
  • Modifiche strutturali o di layout: se vengono introdotte nuove vie di fuga, ridistribuiti gli spazi o cambiate le uscite di emergenza.
  • Introduzione di nuovi rischi o macchinari: se vengono aggiunti processi o attrezzature che comportano rischi diversi o aggiuntivi.
  • Aumento del numero di lavoratori: se l’organico aziendale cambia in modo significativo o vengono aperti nuovi reparti.
  • Aggiornamenti normativi: quando vi sono nuove disposizioni legislative o normative in materia di sicurezza ed emergenza.
Inoltre, è buona prassi effettuare una revisione annuale del piano, anche in assenza di cambiamenti, per verificare che tutte le procedure siano sempre adeguate ed efficaci.

La Prova di evacuazione è un'esercitazione che simula una situazione di emergenza, come un incendio, un terremoto o un'altra calamità, al fine di verificare l'efficacia del Piano di Emergenza e la preparazione del personale a fronteggiare una reale emergenza. Questa prova permette di individuare eventuali criticità nel sistema di sicurezza e di mettere alla prova le procedure di evacuazione.
La Prova di Evacuazione serve a:

  • Verificare l'efficacia del Piano di Emergenza, ossia assicurarsi che le procedure indicate nel Piano siano chiare, comprensibili e funzionino correttamente.
  • Valutare la preparazione del personale, ossia verificare se i dipendenti conoscano le procedure di evacuazione e siano in grado di attuarle in modo rapido e sicuro.
  • Identificare le criticità, ossia individuare eventuali ostacoli o problemi che potrebbero rallentare l'evacuazione in caso di emergenza reale.
  • Migliorare la sicurezza, ossia permettere di apportare le necessarie modifiche al Piano di Emergenza e di migliorare la preparazione del personale.

La Prova di evacuazione viene generalmente svolta nel seguente modo:

  1. Informazione del personale: tutti i dipendenti vengono informati della data e dell'ora della prova e delle procedure da seguire.
  2. Attivazione dell'allarme: viene attivato l'allarme di emergenza per simulare l'inizio dell'evacuazione.
  3. Evacuazione: i dipendenti abbandonano l'edificio seguendo le vie di fuga indicate nel Piano di Emergenza.
  4. Raggiungimento del punto di raccolta: tutti i dipendenti si riuniscono nel punto di raccolta designato per verificare la presenza di tutti.
  5. Verifica e analisi: viene effettuata una verifica della durata dell'evacuazione, dell'ordine con cui le persone hanno abbandonato l'edificio e di eventuali problemi riscontrati.
La Prova di Evacuazione deve essere effettuata almeno una volta all’anno in tutte le aziende con almeno 10 dipendenti o dove sono presenti specifici rischi che richiedano Piani di Emergenza. Questa frequenza minima assicura che i lavoratori mantengano familiarità con le procedure di evacuazione e sappiano come comportarsi in caso di emergenza.
In alcuni casi, può essere obbligatorio o utile aumentare la frequenza delle prove di evacuazione, ad esempio:
  • Aziende ad alto rischio: in attività con rischi elevati, come industrie chimiche o strutture con grandi afflussi di persone.
  • Cambiamenti significativi in azienda: ad esempio, in caso di ristrutturazioni, variazioni nel layout degli spazi o un aumento significativo del personale.
  • Aggiornamenti nel Piano di Emergenza: quando vengono apportate modifiche sostanziali al Piano, è consigliabile effettuare una nuova prova per testarne l’efficacia.

Medicina del Lavoro
Infortunio

La nomina di un Medico Competente è obbligatoria in tutte le aziende in cui i lavoratori siano esposti a rischi specifici che possano compromettere la loro salute. Secondo il D.Lgs. 81/08, è necessario nominare un Medico Competente quando le attività aziendali includono esposizioni a:

  • Agenti chimici, fisici o biologici: come sostanze pericolose, rumore, vibrazioni, radiazioni ionizzanti o agenti patogeni.
  • Lavori ad alto rischio: ad esempio, mansioni che comportano movimenti ripetitivi, posture incongrue, o il sollevamento di carichi pesanti.
  • Attività notturne o su turni: il lavoro notturno e i turni prolungati possono avere impatti sulla salute dei lavoratori e richiedono un monitoraggio sanitario.

Il Medico Competente è una figura professionale fondamentale nell'ambito della sicurezza sul lavoro. Ha il compito di tutelare la salute dei lavoratori, prevenendo e gestendo i rischi legati all'attività lavorativa.
Le principali attività del Medico Competente sono:

  • Valutazione dei rischi: analizza i rischi presenti nell'ambiente di lavoro, come l'esposizione a sostanze chimiche, rumore, vibrazioni, radiazioni, agenti biologici o la movimentazione manuale dei carichi.
  • Sorveglianza sanitaria: organizza ed effettua visite mediche preventive, periodiche o di rientro al lavoro per valutare lo stato di salute dei lavoratori e verificarne l'idoneità alla mansione.
  • Redazione del dossier sanitario: crea e aggiorna la cartella sanitaria di ogni lavoratore, dove vengono registrati i risultati delle visite mediche, le esposizioni ai rischi e le eventuali patologie correlate al lavoro.
  • Collaborazione con il datore di lavoro e il RSPP: lavora in stretta collaborazione con il datore di lavoro e il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione per individuare le misure più efficaci per prevenire i rischi per la salute dei lavoratori. Collabora con loro anche per la redazione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).
  • Informazione e formazione: fornisce ai lavoratori informazioni sui rischi per la salute e sulla prevenzione, e organizza attività di formazione sulla sicurezza.
  • Tutela della riservatezza: garantisce la massima riservatezza dei dati sanitari dei lavoratori.
Sì, il lavoratore può chiedere una visita medica straordinaria al Medico Competente, in particolare quando ritenga che:
  • L'attività lavorativa stia influenzando negativamente la sua salute: se nota un peggioramento di una condizione preesistente o se sta manifestando nuovi sintomi che sospetta possano essere legati al suo lavoro, ha il diritto di chiedere una visita.
  • Ci siano cambiamenti nelle sue condizioni di salute: anche se non ha sintomi specifici legati al lavoro, ma ha subìto un intervento chirurgico, una malattia o una gravidanza, può chiedere una visita per valutare l'idoneità a continuare a svolgere le sue mansioni.
  • Ci siano cambiamenti nell'organizzazione del lavoro: se sono state introdotte nuove sostanze chimiche, nuovi macchinari o se sono state modificate le sue mansioni, può chiedere una visita per valutare eventuali nuovi rischi.
È importante ricordare che:
  • Il lavoratore ha diritto alla riservatezza: tutte le informazioni relative alla sua salute sono riservate e verranno trattate in modo confidenziale.
  • La visita è gratuita: la visita medica straordinaria è a carico del datore di lavoro.
  • La possibilità di chiedere una visita medica straordinaria è un diritto di ogni lavoratore. Consigliamo di non esitare a farne richiesta in presenza di dubbi sulla propria salute o se si ritiene che l'attività lavorativa possa influire negativamente sul proprio benessere.

La denuncia all'INAIL  è un atto obbligatorio che il datore di lavoro deve effettuare in seguito a un infortunio sul lavoro subito da un dipendente. Essa serve a informare l'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro dell'accaduto e ad attivare le procedure per il riconoscimento dell'infortunio e l'erogazione delle prestazioni assicurative.
I tempi per la denuncia variano a seconda della gravità dell'infortunio:

  • Infortuni con prognosi superiore a 3 giorni: la denuncia deve essere effettuata entro due giorni lavorativi dal ricevimento del certificato medico.
  • Infortuni mortali o con pericolo di morte: la denuncia deve essere effettuata entro 24 ore dall'evento.

Il datore di lavoro è il soggetto obbligato a presentare la denuncia all'INAIL.
La denuncia va effettuata esclusivamente in via telematica attraverso i servizi messi a disposizione dall'INAIL.
Per effettuare la denuncia sono necessari i seguenti dati:

  • Dati del lavoratore infortunato
  • Dati dell'azienda
  • Descrizione dell'infortunio
  • Dati del medico curante e del certificato medico

Dopo aver ricevuto la denuncia, l'INAIL avvia le procedure per il riconoscimento dell'infortunio e per l'erogazione delle prestazioni assicurative al lavoratore infortunato.
Il mancato invio della denuncia all'INAIL costituisce un reato e può comportare sanzioni amministrative e penali per il datore di lavoro.

Se il datore di lavoro non fa la denuncia, il lavoratore infortunato può presentare autonomamente la denuncia all'INAIL, allegando la copia del certificato medico.

L'INAIL eroga diverse prestazioni ai lavoratori infortunati, tra cui:

  • Indennità giornaliera per incapacità lavorativa temporanea
  • Spese mediche
  • Protesi e ausili
  • Indennità per menomazione permanente
  • Pensione di inabilità

L'aggiornamento del DVR a seguito di un infortunio è obbligatorio poiché dimostra che l'azienda ha preso atto dell'accaduto e sta adottando misure correttive per evitare che si ripetano incidenti simili.
L'aggiornamento del DVR è obbligatorio immediatamente dopo un infortunio, indipendentemente dalla gravità. Questo perché ogni infortunio, anche lieve, può indicare una carenza nel sistema di prevenzione.
L'aggiornamento del DVR deve contenere:

  • Descrizione dettagliata dell'infortunio: cause, circostanze, conseguenze.
  • Analisi delle cause: individuazione delle carenze che hanno portato all'infortunio.
  • Nuove misure di prevenzione: misure concrete per eliminare o ridurre i rischi individuati.
  • Tempi di attuazione delle nuove misure: indicazione dei tempi entro cui le nuove misure verranno adottate.
  • Responsabile dell'attuazione: indicazione della persona o del gruppo di persone incaricato di attuare le nuove misure.

L'aggiornamento del DVR è di competenza del datore di lavoro o del RSPP (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione).
Il mancato aggiornamento del DVR a seguito di un infortunio può comportare gravi conseguenze, sia per l'azienda che per il datore di lavoro, tra cui:

  • Sanzioni amministrative: multe e sospensione dell'attività.
  • Responsabilità penale: in caso di nuovi infortuni simili, il datore di lavoro potrebbe essere ritenuto responsabile penalmente.
  • Danno di immagine: l'azienda potrebbe subire un danno alla propria reputazione.

Per dimostrare di aver aggiornato il DVR, è consigliabile:

  • Redigere un verbale di riunione: in cui si descrivono le modifiche apportate al DVR e le persone che hanno partecipato alla riunione.
  • Conservare la documentazione: tutti i documenti relativi all'infortunio e all'aggiornamento del DVR devono essere conservati per il tempo previsto dalla legge.
  • È inoltre possibile delegare l'aggiornamento del DVR a un consulente esterno, come un tecnico della sicurezza o un esperto in materia.
La comunicazione al RSPP in caso di infortunio è un obbligo di legge e un passo fondamentale per migliorare la sicurezza sul lavoro. Una comunicazione tempestiva e completa permette di individuare le cause degli incidenti e di adottare misure preventive efficaci.
La comunicazione al RSPP deve avvenire immediatamente dopo l'infortunio, indipendentemente dalla gravità. L'infortunio deve essere comunicato al RSPP dal datore di lavoro o dal preposto che ha avuto conoscenza dell'evento.
La comunicazione può avvenire in forma verbale o scritta: è consigliabile redigere un breve rapporto scritto in cui si descrivono le circostanze dell'infortunio e le prime azioni intraprese.
La comunicazione al RSPP deve contenere almeno le seguenti informazioni:
  • Data e ora dell'infortunio
  • Luogo dell'infortunio
  • Identità del lavoratore infortunato
  • Descrizione dettagliata dell'accaduto
  • Testimoni dell'infortunio (se presenti)
  • Prime azioni intraprese
La comunicazione tempestiva al RSPP è fondamentale per:
  • Avviare le indagini: per comprendere le cause dell'infortunio e individuare le eventuali responsabilità.
  • Adottare misure correttive: per prevenire il ripetersi di incidenti simili.
  • Assicurare l'assistenza al lavoratore infortunato: per fornire al lavoratore tutto il supporto necessario.
Dopo aver ricevuto la comunicazione, il RSPP:
  • Inizia le indagini: analizza le cause dell'infortunio e valuta l'efficacia delle misure di prevenzione adottate.
  • Procede all'aggiornamento del DVR: il Documento di Valutazione dei Rischi viene aggiornato per tenere conto delle nuove informazioni e delle misure correttive adottate.
  • Collabora con il datore di lavoro: per l'attuazione delle misure correttive e per la comunicazione all'autorità competente (se previsto).
Il mancato rispetto dell'obbligo di comunicazione al RSPP può comportare gravi conseguenze, sia per il datore di lavoro che per il RSPP stesso, tra cui:
  • Sanzioni amministrative: multe e sospensione dell'attività.
  • Responsabilità penale: in caso di nuovi infortuni simili, il datore di lavoro e il RSPP potrebbero essere ritenuti responsabili penalmente.

Rifiuti
Tipologie, obblighi, classificazione CER e procedure

Un rifiuto è qualsiasi sostanza o oggetto risultante da un processo di produzione, trattamento o utilizzo che il detentore intenda o sia obbligato a eliminare.
I rifiuti possono essere generati in varie fasi dell’attività aziendale e possono assumere forme diverse, tra cui materiali solidi, liquidi o gassosi. La corretta gestione e smaltimento dei rifiuti è fondamentale per garantire il rispetto delle normative ambientali e la sicurezza sul luogo di lavoro.
Nei luoghi di lavoro si possono incontrare diverse tipologie di rifiuti, tra cui:

  • Rifiuti speciali: prodotti da attività specifiche (es. rifiuti sanitari, contenitori di vernici, batterie).
  • Rifiuti pericolosi: contengono sostanze nocive per la salute umana o per l'ambiente (es. acidi, cianuri, amianto).
  • Rifiuti urbani: prodotti dalle attività domestiche dei lavoratori (es. carta, plastica, vetro).

Il datore di lavoro ha l'obbligo di:

  • Identificare i rifiuti prodotti: classificarli e quantificarli.
  • Selezionare il gestore autorizzato: affidare lo smaltimento dei rifiuti a imprese autorizzate.
  • Tenere la documentazione: conservare i documenti relativi alla gestione dei rifiuti.
  • Informare e formare i lavoratori: sui rischi connessi alla manipolazione dei rifiuti e sulle procedure da seguire.

Cosa sono i codici CER?
I codici CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti) sono una sorta di "codice fiscale" per i rifiuti. Sono composti da sei cifre e servono a identificare in modo univoco ogni tipo di rifiuto, in base alla sua origine e alle sue caratteristiche.
Perché sono importanti?
La corretta classificazione dei rifiuti tramite i codici CER è fondamentale per diverse ragioni:

  • Gestione corretta: ogni tipo di rifiuto ha specifiche modalità di raccolta, trasporto e smaltimento. La classificazione CER permette di individuare il trattamento più adatto, garantendo il rispetto dell'ambiente e la sicurezza.
  • Normativa: la normativa vigente in materia di rifiuti è molto dettagliata e impone obblighi specifici a chi produce rifiuti. La conoscenza dei codici CER è essenziale per adempiere a questi obblighi.
  • Responsabilità: in caso di incidenti o violazioni delle norme, la responsabilità ricade su chi ha prodotto o gestito il rifiuto. Una corretta classificazione può evitare dispute e sanzioni.
  • Costo: la gestione dei rifiuti ha un costo. La classificazione corretta permette di scegliere le soluzioni più economiche e compatibili con le esigenze dell'azienda.

Pericoloso o non pericoloso?
Un aspetto cruciale della classificazione dei rifiuti è la distinzione tra rifiuti pericolosi e non pericolosi. I rifiuti pericolosi sono quelli che presentano caratteristiche specifiche (infettività, tossicità, corrosività, ecc.) che possono causare danni alla salute umana o all'ambiente.
Quali sono le differenze tra i due?

  • Trattamento: i rifiuti pericolosi richiedono un trattamento specifico e devono essere smaltiti in discariche autorizzate.
  • Costo: lo smaltimento dei rifiuti pericolosi è generalmente più costoso rispetto a quello dei rifiuti non pericolosi.
  • Documentazione: la gestione dei rifiuti pericolosi richiede una documentazione più dettagliata e una comunicazione più frequente con le autorità competenti.

Cosa deve fare un'azienda che produce rifiuti?

  • Identificare i propri rifiuti: è fondamentale conoscere la composizione dei rifiuti prodotti e le attività che li generano.
  • Assegnare il codice CER corretto: in base alle caratteristiche dei rifiuti, è necessario attribuire il codice CER corretto a ciascun tipo di rifiuto.
  • Separare i rifiuti: i rifiuti pericolosi devono essere separati dagli altri e gestiti in modo sicuro.
  • Tenere una documentazione adeguata: è obbligatorio registrare tutte le operazioni di gestione dei rifiuti, dai documenti di trasporto ai certificati di smaltimento.
  • Affidarsi a professionisti: per una corretta gestione dei rifiuti, è consigliabile rivolgersi a aziende specializzate nella raccolta e nello smaltimento.

In conclusione, la conoscenza dei codici CER e la corretta classificazione dei rifiuti sono aspetti fondamentali per ogni azienda. Una gestione efficiente dei rifiuti non solo rispetta l'ambiente ma rappresenta anche un vantaggio economico e un elemento di differenziazione sul mercato.

Il registro di carico e scarico dei rifiuti è un documento obbligatorio per tutte le aziende che producono o gestiscono rifiuti, nel quale vengono annotati, in modo cronologico, tutti i movimenti dei rifiuti all'interno dell'azienda.
Il registro ha diverse funzioni fondamentali:

  • Tracciabilità: permette di tracciare il percorso dei rifiuti dalla loro produzione fino allo smaltimento finale, garantendo la trasparenza e il controllo sull'intero ciclo di gestione.
  • Controllo: consente alle autorità competenti di verificare la corretta gestione dei rifiuti da parte delle aziende.
  • Normativa: è un obbligo di legge previsto dal Decreto Legislativo 152/2006.

Nel registro devono essere annotate le seguenti informazioni:

  • Tipologia di rifiuto: descrizione dettagliata delle caratteristiche del rifiuto (es. codice CER, pericolosità).
  • Quantità: volume o peso del rifiuto.
  • Data di produzione o ricezione: data in cui il rifiuto è stato prodotto o ricevuto dall'azienda.
  • Data di spedizione: data in cui il rifiuto è stato inviato al destinatario (es. centro di raccolta, impianto di trattamento).
  • Destinatario: nome e indirizzo del soggetto a cui è stato inviato il rifiuto.
  • Numero del formulario di identificazione del rifiuto (FIR): documento che accompagna il rifiuto durante il trasporto.

Il registro di carico e scarico deve essere compilato da una persona incaricata dal datore di lavoro, che abbia le competenze necessarie per svolgere questo compito. È importante annotare tutte le informazioni richieste e conservarlo per il periodo di tempo previsto dalla legge (di solito 5 anni).
Il modello del registro di carico e scarico può essere scaricato dai siti internet delle Camere di Commercio o delle Regioni.

L'obbligo di tenere il registro di carico e scarico dei rifiuti è previsto dal Decreto Legislativo 152/2006 e riguarda tutti i soggetti che producono, raccolgono, trasportano, recuperano o smaltiscono rifiuti, sia pericolosi che non pericolosi.
L'obbligo di tenuta del registro inizia dal momento in cui l'azienda o l'ente inizia a produrre, raccogliere, trasportare, recuperare o smaltire rifiuti. Non esiste una data precisa di inizio, ma l'obbligo scatta dal momento in cui si avvia l'attività.
Le scadenze per la compilazione del registro variano a seconda delle operazioni effettuate sui rifiuti. In generale, le informazioni devono essere registrate entro un certo numero di giorni lavorativi dall'evento (produzione, spedizione, ecc.).
Il mancato rispetto dell'obbligo di tenuta del registro di carico e scarico può comportare:

  • Sanzioni amministrative: multe di importo variabile a seconda della gravità dell'infrazione.
  • Responsabilità penale: in casi di particolare gravità o di reati ambientali.
  • Difficoltà nel rapporto con le autorità competenti: in caso di controlli, la mancanza del registro può comportare ulteriori complicazioni.

Il Modello Unico di Dichiarazione Ambientale (MUD) è una comunicazione che enti e imprese devono presentare annualmente alle Camere di Commercio. In questo documento vengono indicate le quantità e le tipologie di rifiuti che l'azienda ha prodotto o gestito nel corso dell'anno precedente.   
Il MUD serve a:

  • Tenere traccia dei rifiuti: permette alle autorità competenti di monitorare la produzione e la gestione dei rifiuti a livello nazionale.
  • Verificare il rispetto della normativa: assicura che le aziende rispettino le leggi in materia di gestione dei rifiuti.
  • Promuovere l'economia circolare: contribuisce a incentivare pratiche di riciclo e recupero dei materiali.

Nel MUD devono essere dichiarati:

  • Tipologia di rifiuti: codice CER, pericolosità, ecc.
  • Quantità di rifiuti: peso o volume.
  • Destinazione dei rifiuti: dove sono stati inviati i rifiuti (es. centro di raccolta, impianto di trattamento).
  • Operazioni effettuate sui rifiuti: raccolta, trasporto, recupero, smaltimento.
Sono tenuti a presentare il MUD:
  • Aziende che producono rifiuti pericolosi: tutte le imprese che generano rifiuti pericolosi, indipendentemente dal settore.
  • Aziende con più di dieci dipendenti che producono rifiuti non pericolosi derivanti da lavorazioni industriali e artigianali: in questo caso, l’obbligo riguarda i rifiuti non pericolosi derivanti da attività specifiche.
  • Soggetti che gestiscono rifiuti: aziende che si occupano del trattamento, recupero o smaltimento di rifiuti, o che operano come trasportatori, commercianti o intermediari.
  • Consorzi e imprese che gestiscono imballaggi: imprese responsabili della gestione di imballaggi e di rifiuti da imballaggio.

La scadenza per la presentazione del MUD varia di anno in anno e viene definita da un decreto ministeriale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Per conoscere la scadenza precisa per l'anno in corso, ti consigliamo di consultare:

  • Il sito della tua Camera di Commercio: ogni Camera di Commercio pubblica di solito un avviso con la data esatta di scadenza.
  • Il sito di EcoCamere: questo portale offre informazioni aggiornate e servizi online per la compilazione e la presentazione del MUD.

Generalmente, la scadenza è fissata intorno al mese di giugno, ma è fondamentale verificare la data precisa per evitare di incorrere in sanzioni.
Il mancato rispetto dell'obbligo di presentazione del MUD può comportare:

  • Sanzioni amministrative: multe di importo variabile a seconda della gravità dell'infrazione.
  • Responsabilità penale: in casi di particolare gravità o di reati ambientali.

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